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I dintorni

Il Leonardo si trova nel paese di Corniolo, frazione di Santa Sofia attraversata da uno dei tanti affluenti del fiume Bidente ramificati nell'Appennino forlivese, a pochi chilometri dal confine con la Toscana e a ridosso di quella che è considerata una delle zone più selvagge del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

Soggiornare nell'Hotel Leonardo significa sperimentare il grande privilegio di entrare in contatto con un'area forestale millenaria, tra le più antiche e pregiate d'Europa.
E' proprio nelle Foreste Demaniali Casentinesi che nel 1959 nacque la prima Riserva Naturale Integrale italiana: quella di Sasso Fratino. L'immenso valore naturalistico di questo territorio è testimoniato dalla straordinaria biodioversità di flora e fauna locali, qui si trovano oltre 1300 gruppi intraspecifici di piante vascolari, la più cospicua popolazione di lupi dell'Appennino settentrionale e, caso eccezionale, ben cinque diverse specie di ungulati: daino, capriolo, cervo, muflone e cinghiale.

SASSO FRATINO
Un paradiso di quasi ottocento ettari e un unicum del patrimonio naturalistico mondiale divenuto, fin dal 1959, prima Riserva integrale italiana. La tormentata morfologia del territorio, scavata da profondi fossi provocati da erosione delle marne e crollo di porzioni arenacee, ha reso, fin dall'antichità, estremamente difficoltoso l'accesso umano, proteggendo di fatto una delle 10 old-growth forests (letteralmente foreste vetuste) più antiche dell'emisfero nord.

Recenti e approfondite ricerche del dipartimento Dafne dell'Università della Tuscia e del Corpo forestale dello Stato, hanno infatti dimostrato che i giganteschi faggi di questa zona possono raggiungere i cinquecento anni di età, elevandone l'habitat naturale a complesso quanto privilegiato oggetto di studio per il funzionamento e la conservazione degli ecosistemi e della biodiversità.
Diventa perciò perfettamente comprensibile il severissimo ed integrale livello di protezione ambientale, alberi caduti e materiale organico sono lasciati all'azione degli agenti atmosferici e dell'ecosistema ed è possibile accedere solo previo permesso, generalmente concesso per motivi di studio. E' precluso ed assolutamente vietato qualsiasi intervento umano che possa modificare il complesso e delicatissimo equilibrio ambientale.

Simbolo delle foreste casentinesi è il picchio nero, la più grande specie di picchi d'Europa, noto per la tendenza a nidificare in piante che superano il secolo e mezzo di vita.

NON SOLO NATURA
Accanto al volto più selvaggio e incontaminato dell'immensa macchia boschiva, ben rappresentato dalla riserva di Sasso Fratino, il Parco comprende aree dove, da sempre, uomo e natura convivono in stretta simbiosi.
Traccia di questa storia sono non solo le tante comunità che sorgono ai margini del bosco, piccoli e antichi borghi abbandonati nel secondo dopoguerra e ruderi di un tempo che fu, ma anche grandi presidi storici e religiosi, tra i quali non possiamo non nominare l'Eremo di Camaldoli e il Santuario della Verna.

EREMO DI CAMALDOLI
Eretto nell'XI° secolo nella provincia toscana di Arezzo sul confine col versante romagnolo, l'Eremo di Camaldoli fu, in principio, una delle tante piccole comunità eremitiche benedettine fondate da San Romualdo. Immerse nella pace della foresta di faggi e abeti, le originali cinque celle, dedicate alla vita contemplativa dei frati, attirarono ben presto pellegrini e viandanti cui San Romualdo decise di destinare, a quattro chilometri di distanza, l'Ospizio di Fontebono o Foresteria.
Col tempo esso divenne un importante monastero e un centro per la trascrizione dei codici antichi, dotato di una Accademia per la promozione delle lettere e delle scienze e frequentato da umanisti come Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico, Giovan Battista Alberti e Giuliano de' Medici.
Dunque un importantissimo centro storico, culturale, artistico e religioso che conserva al suo interno un pregevole archivio di pergamene e codici antichi, libri rari, opere di Raffaello, Vasari, Carracci e Tintoretto.

I monaci rivelarono fin da subito, caso più unico che raro, una spiccata sensibilità nei confronti del patrimonio ambientale, in ubbidienza al principio biblico del "custodire e coltivare".
Mille anni fa i monaci di Camaldoli stesero il primo codice forestale italiano, la prima carta orientata ad uno sfruttamento sostenibile del bosco, in grado di garantire lo sviluppo economico tramite il commercio di prezioso legname da costruzione di abete bianco, di legna da ardere, castagne, miele, erbe officinali, fughi, latte e carne. Il monastero favorì un indiscutibile e benefico sviluppo sociale, grazie alla manovalanza impiegata nelle attività forestali e al finanziamento di opere di assistenza ai poveri e ai malati. Infine promosse una spiccata sensibilità ecologica, per cui divenne un punto d'onore, per i monaci, che alle piante abbattute corrispondesse una continua opera di rimpiazzo e piantumazione.

DIGA DI RIDRACOLI
Già nel I° secolo le acque del bidente efurono impiegate dai romani per le necessità idriche della città di Ravenna, attraverso un acquedotto lungo 50 km che partiva nei pressi di Meldola. Oggi è invece l'imponente mole della diga di Ridracoli a raccogliere, dal fiume Bidente e dal Rio Celluzze, 33 milioni di metri cubi d'acqua, circa la metà del fabbisogno idropotabile della Romagna, in una stretta valle incorniciata dalle verdi pendici appenniniche.

Ridracoli, frazione di Bagno di Romagna, possiede una delle più imponenti dighe d'Europa. Costruita tra il 1974 e il 1982, la diga consiste in una enorme parete ad arco, alta 103 metri e mezzo per 432 metri di lunghezza, che argina in tal modo un suggestivo lago artificiale, circondato sui restanti tre lati dalla macchia boschiva del parco nazionale.
Bellissimo il panorama che si offre allo sguardo percorrendo il camminamento a coronamento della diga, esperienza che diventa ancor più suggestiva in caso di tracimazione delle acque dalle sottostanti aperture rettangolari: una massa imponente di acqua (600 metri cubi al secondo) defluisce attraverso le aperture nel bacino di smorzamento, formando una cascata di oltre 100 metri di altezza.

Tanti i percorsi che si diramano dal lago, ma il più famoso è quello che conduce al rifugio di Cà di Sopra, 2 chilometri di sentiero su una vecchia mulattiera che conduce ad un antico edificio in pietra, risalente al 1777, recentemente ristrutturato. I più intraprendenti potranno proseguire verso la foresta della Lama.

Gli anfratti più nascosti e sorprendenti del lago si rivelano però, in via preferenziale, a quanti scelgono di imbarcarsi sul battello a propulsione elettrica, dove una guida professionista narra storia, aneddoti e curiosità di questo piccolo e suggestivo angolo di Romagna, dove uomo e natura si sono incontrati per regalarci uno spettacolo unico e indimenticabile.

Un quadro storico, tecnologico e naturalistico più dettagliato è fornito nelle sale e nei poli tematici dislocati sul camminamento della diga, del museo IDRO - Ecomuseo delle Acque di Ridracoli, che al costo di pochi euro illustra temi come il rapporto tra uomo e acqua, la fauna della valle del Bidente, la distribuzione dell'elemento acqua sul pianeta, risparmio idrico e consumo consapevole. Originalità e innovazione di questo percorso espositivo sono testimoniati dalla nomination al Premio Europeo Museo dell'Anno, che nel 2006 vide questa esposizione classificata tra i primi 18 musei.

GIARDINO BOTANICO DI VALBONELLA 
L'incredibile biodiversità delle foreste casentinesi riassunta in due ettari di mirabili percorsi tematici.
Il giardino botanico di Valbonella è un piccolo museo a cielo aperto che concentra 300 qualità vegetali endemiche dell'Appennino romagnolo, talvolta rare e protette, in un paradiso verde dalle evidenti finalità didattiche e protezionistiche.
L'area è suddivisa in tre aree che riproducono specifici habitat ambientali del territorio: foresta, zone umide e campi. Ogni pianta è accompagnata dal relativo cartellino informativo, con indicazione della specie e zona di origine, distribuzione nel mondo e caratterische biologiche.
A ciò si affiancano una sezione dedicata alle essenze medicamentose, il giardino delle farfalle, una xiloteca, l'erbario ed una casetta in legno su ruote attorno alla quale trovano posto spazi di servizio per i pic-nic, i servizi igienici e una fontanella con tettoia.

FIUME BIDENTE 
L'Hotel Leonardo sorge in un grande parco verde, circondato dalle pareti verdeggianti delle alture circostanti, a pochi metri dal corso del fiume Bidente.
Il letto del fiume, che aumenta sensibilmente nel periodo primaverile, scorre sotto fitte gallerie di vegetazione che offrono riparo dal sole estivo. L'albergo offre comodi sdrai a ridosso del torrente.

Le acque pregiate e pescose del Bidente sono state motivo di sviluppo di una intensa attività agonistica, centinaia di appassionati di pesca sportiva si ritrovano attorno alle sue sponde dando corpo ad un fenomeno unico in Italia per partecipazione di pubblico e qualità dell'offerta.

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